Negli anni Settanta alcuni studi antropologici hanno introdotto la tesi secondo la quale le identità maschili e femminili si sono costruite nel corso della storia attraverso una serie di pratiche convenzionali. Questo è in minima parte vero, ma la versione più estrema, nega il dato sessuale affermando che l’identità è una scelta slegata dal dato biologico. Si nasce maschio o femmina, ma poi si può preferire di essere l’uno o l’altro, o semplicemente qualcos’altro, secondo lo stato d’animo del soggetto. Addirittura, qualcuno si è spinto a parlare di cinquantasei opzioni di genere! Cosa affermano quegli studi conosciuti con l’espressione “teorie del gender” sull’identità sessuale? C’è una tendenza crescente, anche nei documenti ufficiali a eliminare il riferimento al sesso maschile e femminile, in favore della cosiddetta identità di genere, riferita alla percezione di chi si sente svincolato rispetto a ciò che la natura gli ha dato. Ovviamente, se si nega il genere come dato biologico, le possibilità sono innumerevoli: si può essere agender, bi-gender, pan gender, gender fluid. In questa confusione, se ci pensate, i risultati sono buffi.