Il Settecento inglese fu l’epoca d’oro dei memoriali delle cortigiane d’alto livello. Una dopo l’altra si misero a pubblicare i propri diari, lavando in pubblico la biancheria sporca del proprio boudoir. Storie spesso divulgate a puntate e qualche volta con il finale sospeso per mantenere alta la suspense. Fecero tremare ruffiani, politici, banchieri, diplomatici e preti. Le loro avventure erano argomenti di discussione nelle taverne con le gazzette che vendevano centinaia di migliaia di copie. Il nuovo genere letterario era conosciuto come “whore biography”, l’autobiografia della puttana. Ai lettori non interessava se la narrazione fosse troppo eccessiva o meno, conoscevano i personaggi coinvolti e gli piaceva leggere del loro comportamento scandaloso.
Una delle prime fu Sally Salisbury, figlia di un muratore, sulla cui intensa frequentazione con il meglio della nobiltà inglese, uscirono due biografie. Era al culmine del successo quando si rovinò accoltellando uno dei suoi amanti, John Finch, il figlio del conte di Nottingham. Seguirono nel 1758-59 i memoriali di Fanny Murray e Kitty Fischer. I titoli dei libri mascheravano i nomi con degli asterischi: “Memoirs of the celebrated Miss Fanny *****” e “The Unkommon Advendures of Kitty F*****”. Nell’ambiente la loro identità era nota così come quella dei frequentatori.