Parigi è la scenografia di innumerevoli storie come quelle dei libri di George Simenon e del suo personaggio più famoso: il commissario Maigret. Se vogliamo farci un giro con il celebre poliziotto per le strade della capitale dobbiamo seguire l’itinerario che parte dalle note biografiche, contenute in Le Memorie di Maigret (1951), “dettate” proprio a Simenon.
Maigret era nato il 13 febbraio 1887 in un villaggio, Saint-Fiacre (inventato) nei dintorni di Nantes e dopo la scomparsa del padre, si era trasferito a Parigi a ventun anni, con l’obiettivo di diventare un medico. Aveva trovato alloggio in una piccola pensione, molto simile a quella dove aveva vissuto nella realtà Simenon: una stanza mansardata dell’Hotel de la Bertha, al numero 1 di rue Darcet, a due passi da place de Clichy.
Le difficoltà economiche e la conseguente necessità di trovare un lavoro gli avevano sbarrato le porte dell’università. Successivamente, in cerca di un impiego, aveva incontrato la persona destinata a dare una svolta alla sua vita: il vicino di casa, l’ispettore di polizia Jacquemain. Con il suo aiuto Maigret indosserà nel 1909 l’uniforme del flic, il ciclista addetto al trasporto di pratiche e documenti nei vari uffici della Polizia di Parigi. In questo modo conosce bene la città, fino a quando si trasferisce alla Brigade de Voie Publique, addetto al pattugliamento delle strade e delle stazioni ferroviarie, la gare dell’Est, la gare de Lyon e la gare du Nord, la più fredda e affollata.
Una sera del 1911, un ex compagno di studi aveva invitato il giovane Maigret a una cena di amici, Anselme e Géraldine Léonard, che abitavano in boulevard Beaumarchais, non lontano dal place de la Bastille. Un altro luogo del destino, visto che qui incontrerà Louise, nipote dei Léonard, una ragazza d’origine alsaziana, “dall’espressione dolce e rassicurante” che sposerà l’anno dopo.
Lui e la moglie andranno a vivere in boulevard Richard-Lenoir, un viale alberato nell’XI arrondissement, a metà strada tra l’Ile de la Cité e il cimitero Père-Lachaise, all’incrocio con rue du Chemin-Vert, davanti al mercato non lontano da un cinema frequentato dalla coppia, nei pressi di boulevard de Bonne-Nouvelle. L’appartamento si trovava al terzo piano del civico 132.
Nel frattempo Maigret era diventato assistente del commissario del distretto di Saint-George, dove è ambientata La prima inchiesta di Maigret (1949). Abbandonate la bicicletta e la divisa, sostituito il chepì con la bombetta, aveva incominciato a percorrere Parigi consumando le suole delle scarpe a Pigalle e a Saint-Denis. Simenon, frequentatore di prostitute, conosceva bene quella Parigi notturna, sporca e maleodorante, rovente d’estate, tiepida in primavera, fredda e brumosa in autunno e inverno, pericolosa in ogni stagione.
Il giovane Maigret si aggirava tra i fatiscenti alloggi popolari, abitati da operai con famiglie numerose, oltre a trafficanti e papponi abili con coltello. C’erano osterie e cabaret come il Moulin Rouge e il Moulin de la Galette, ancora presenti oggi, e altri, creati dalla fantasia di Simenon, come il Picratt’s. É qui, tra avenue de Clichy e il cimitero di Montmatre, che avviene l’omicidio di Arlette Datour, prima vittima del serial killer Marcel Moncin citata in La trappola di Maigret (1955).
Il commissario è un noto fumatore di pipa e non poteva mancare, nei pressi di Pigalle, in rue Fontaine, una tabaccheria aperta tutta la notte, Tabac Fontaine, luogo d’incontro e di scontro tra marsigliesi e corsi, protagonisti di Maigret e i gangster (1952) e Gli scrupoli di Maigret. Molto diversa dalla Pigalle odierna, luogo di trasgressione turistica.
Nel 1917, Maigret è nominato commissario della brigata speciale potendo finalmente trasferirsi al mitico numero 36 di quai des Orfévres, nel grande edificio che la polizia divideva con la Procura della Repubblica, sulle rive della Senna, tra il Pont Neuf e rue de la Cité. La finestra del suo ufficio al terzo piano dava sul fiume. Dal 2009, gli uffici della polizia giudiziaria hanno traslocato nel quartiere di Batignolles, ma ancora oggi un pannello ricorda: “Sede della Polizia giudiziaria, resa famosa dal commissario Maigret, personaggio dei romandi di George Simenon”.
Una breve passeggiata conduceva Maigret a place Dauphine, dove s’apriva la brasserie omonima, menzionata per la prima volta in Pietr il lèttone (1931). All’interno si era avvolti da un intenso odore di caffè, liquori e piatti prelibati che ne stuzzicavano l’indole di buongustaio. Qui il commissario aveva brindato, insieme ai colleghi alla propria nomina. Per questa brasserie (d’invenzione), Simenon si era ispirato alla Aux Troi Marches, della quale era un assiduo frequentatore: si trovava in rue de Harlay, angolo place Dauphine e oggi è il ristorante interno alla Maison du Barreau, ossia l’ordine degli avvocati). Poco lontano, al 13 di place due Pont-Neuf, ha invece conservato nome e caratteristiche la taverne Henry IV descritta in Maigret e la chiusa n.1 (1933).
Spesso le inchieste portavano il commissario a entrare nei locali più prestigiosi della metropoli come il Café des Deux Magots, la Brasserie Lipp, il Café Flore, covo d’intellettuali. Sull’altra sponda della Senna, la rive gauche, quartiere Montparnasse, si svolge Maigret e il corpo senza testa (1955), nel quale il commissario, esplorando l’area, era entrato nella storica brasserie La Coupole, al 102 di boulevard Montparnasse, trovandovi una clientela cosmopolita, più o meno la stessa di oggi.
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pubblicato su Readig Class (www.readingclass.it) il 26 ottobre 2016