Il Settecento inglese fu l’epoca d’oro dei memoriali delle cortigiane d’alto livello. Una dopo l’altra si misero a pubblicare i propri diari, lavando in pubblico la biancheria sporca del proprio boudoir. Storie spesso divulgate a puntate e qualche volta con il finale sospeso per mantenere alta la suspense. Fecero tremare ruffiani, politici, banchieri, diplomatici e preti. Le loro avventure erano argomenti di discussione nelle taverne con le gazzette che vendevano centinaia di migliaia di copie. Il nuovo genere letterario era conosciuto come “whore biography”, l’autobiografia della puttana. Ai lettori non interessava se la narrazione fosse troppo eccessiva o meno, conoscevano i personaggi coinvolti e gli piaceva leggere del loro comportamento scandaloso.
Una delle prime fu Sally Salisbury, figlia di un muratore, sulla cui intensa frequentazione con il meglio della nobiltà inglese, uscirono due biografie. Era al culmine del successo quando si rovinò accoltellando uno dei suoi amanti, John Finch, il figlio del conte di Nottingham. Seguirono nel 1758-59 i memoriali di Fanny Murray e Kitty Fischer. I titoli dei libri mascheravano i nomi con degli asterischi: “Memoirs of the celebrated Miss Fanny *****” e “The Unkommon Advendures of Kitty F*****”. Nell’ambiente la loro identità era nota così come quella dei frequentatori.
Il “Memoirs of a Woman of Pleasure” che John Cleland aveva dedicato alla vita di Fanny Hill, fu proibito, ma riuscì ugualmente a diventare uno dei libri più venduti. Nel 1748 uscì “An Apology for the Conduct of Mrs Teresa Constantia Philips”. Vi si raccontava delle sue relazioni con sette uomini ricchi e altolocati, tra cui un celebre parlamentare, ma purtroppo l’autrice, poco tempo dopo, finì in carcere per debiti.
Nel 1758 le memorie di Funny Murray fecero molto scalpore. Cortigiana intellettuale e impegnata, andò a letto con parecchi personaggi politici e poi decise di fondare un club politico il “Divan Club”. Altre sue colleghe avevano interessi più materiali. Infatti per le cortigiane, uno dei modi di assicurarsi contro il calo dei guadagni dovuto al passare degli anni, era di farsi assegnare una rendita annuale dai propri amanti. Si redigeva un atto notarile, in cui si prometteva il pagamento di una somma di denaro che in teoria andava corrisposta anche dopo lo spegnersi della passione. Ma molti rinnegarono l’impegno e per questo motivo scattarono le vendette attraverso i libri.
Il culmine della “memorialistica delle puttane” fu raggiunto nel 1825 con la pubblicazione dei diari di Harriette Wilson. “Una bella ragazza succosa … con le maniere di un ragazzaccio”, è il modo in cui la descrisse sir Walter Scott, il padre del romanzo storico.
All’apice della sua carriera riusciva a farsi pagare somme enormi per la sua compagnia e pare che fu l’amante di tre primi ministri e persino di Re Giorgio IV. Ma invecchiando, i clienti diminuirono e così decise di arrotondare con i racconti. Harriette Wilson concepiva la memorialistica come uno strumento di ricatto, per scucire soldi a uomini che non volevano essere nominati e messi alla gogna. Il diario cominciava con una lista di gentlemen e titolati di cui si sarebbe parlato nelle puntate successive, a meno che non avessero pagato per essere tolti dalla lista. Ovviamente chi non pagò, potete immaginare che fine fece la sua propria riservatezza.