La guerra è stata per Drieu La Rochelle (1893-1945) un’esperienza decisiva. In lui coesistevano due atteggiamenti contrastanti: uno incline alla belligeranza e l’altro alla pace.
Per quanto viva fosse la disponibilità all’azione, la guerra è per Drieu un ricordo terribile e attraente perché l’esperienza della trincea gli ha consentito di separarsi da quello stile di vita “comodo” che tanto odiava, ma dal quale non riusciva mai a staccarsi.
Lo scrittore francese ha spazzato via tutti i luoghi comuni della letteratura bellica, egli considera il conflitto armato come la riscoperta dell’istinto originario e carnivoro dell’uomo, eccitato non dal sangue, ma dalla frenesia promessa dalla battaglia.
Nella guerra c’è un equilibrio tra coraggio e paura dominata, nelle descrizioni l’autore non cede mai alle storture proprie del combattente che scrive: la retorica patriottica lo disgusta quanto quella pacifista, le vicende sono narrate senza facili sentimentalismi.
Nel romanzo I cani di paglia, riproposto dalle Edizioni di Ar, la Seconda guerra mondiale fa da sfondo a una storia particolare. Durante l’occupazione tedesca Constant Trubert arriva in una proprietà situata nel nord della Francia, con il compito di sorvegliarla per conto del proprietario conosciuto a Parigi poco tempo prima. Constant entra in contatto con gli abitanti del paese, cogliendone caratteri e umori. Col tempo si accorge che tre personaggi, un gollista, un comunista e un collaborazionista, sono per motivi diversi, molto interessati a quella proprietà. Constant scoprirà la ragione di tanta attenzione: nella casa c’è custodito un deposito di armi e i tre vogliono impossessarsene quando la guerra entrerà nella fase decisiva.
Nella partita entra in gioco un quarto uomo: un giovane nazionalista che sogna una Francia indipendente da ogni ingerenza straniera. Constant è indeciso, da un lato vorrebbe partecipare all’intrigo ma una parte di sé gli suggerisce di sottrarsene. Alla fine, è il nazionalista a dover affrontare tutti i suoi avversari e solo Constant è dalla sua parte, affascinato da quell’idea pur nella convinzione della vanità della stessa. Vede nel giovane nazionalista un uomo coraggioso e nobile, seppur destinato al probabile fallimento.
I cani di paglia pone l’interrogativo tra la concretezza dell’azione e l’idealismo del gesto che tutto cancella. Il romanzo riguarda la storia recente della Francia, raccontata da un testimone degli anni dal 1940 al 1945.
La Rochelle non vuole proporre un analisi, ma evidenziare solo la sostanza morale del protagonista del racconto. Il titolo del libro è un richiamo a un brano del testo cinese Tao Te Ching (Libro della Vita e della Virtù): «Il cielo e la terra non sono indulgenti o benevoli al modo degli uomini: essi considerano gli esseri alla stregua di cani di paglia da impiegare nei sacrifici».