Lo scandalo delle spionaggio americano contro la Germania e la decisione del governo tedesco di espellere il rappresentante della CIA a Berlino, è solo l’ultimo episodio di uno strisciante conflitto politico-economico che da qualche anno accompagna le relazioni tra i due paesi. La tensione è notevolmente aumentata nell’ottobre 2013 quando, a seguito delle rivelazioni dell’ex agente della Nsa Edward Snowden, si era scoperto che persino il cellulare di Angela Merkel era intercettato e tutta l’attività spionistica contro gli uffici governativi tedeschi, partiva dalle ambasciate americane e britanniche.
Una cosa è certa: dalla crisi dell’eurozona nel 2010 a quella ucraina dei mesi scorsi, Stati Uniti e Germania hanno mostrato di avere progetti geoeconomici e geopolitici diversi. A Washington c’è irritazione per il lavoro silenzioso di Berlino che come una calamita, ha attratto i paesi dell’est Europa riducendo sensibilmente l’influenza americana, per aumentare gli spazi di autonomia dell’Europa che lentamente sta riemergendo, nonostante i sabotatori interni presenti nei palazzi di Bruxelles.
Colpi bassi e ripicche. Gli Americani non hanno perdonato alla Germania di essersi rifiutata di colpire la Libia. Nella fase acuta della crisi finanziaria, l’ex segretario del Tesoro Timothy Geithner non esitava a criticare pubblicamente la strategia tedesca. Nei successivi vertici internazionali Germania e Stati Uniti battibeccavano sulle politiche economiche, tanto che nel 2012 la Bundesbank di Francoforte si è recata con gli ispettori alla Federal Reserve per verificare la presenza delle riserve auree tedesche.
La crisi con la Russia sull’Ucraina ha visto nuovamente americani e tedeschi su fronti contrapposti: mentre Washington chiedeva a Berlino di tagliare l’alleanza energetica con Gazprom, la Germania accusava gli Stati Uniti di volersi semplicemente avvantaggiare con lo shale gas.
La crisi con la Russia sull’Ucraina ha visto nuovamente americani e tedeschi su fronti contrapposti: mentre Washington chiedeva a Berlino di tagliare l’alleanza energetica con Gazprom, la Germania accusava gli Stati Uniti di volersi semplicemente avvantaggiare con lo shale gas.
Ad aumentare l’irritazione del governo tedesco è anche la scarsa reazione degli altri paesi europei, Italia soprattutto, di fronte al sistematico sabotaggio del progetto South stream. Non è un caso che nel mese di giugno, una delegazione di senatori americani guidati da John McCain si è recata a Sofia per ricattare letteralmente il debole governo della Bulgaria dove passa quel gasdotto.
L’ultimo episodio teso a ravvivare la rabbia di Angela Merkel è quello delle pesanti sanzioni inflitte alla tedesca Commerzbank (prima era toccato ai francesi di Bnp Paribas), per aver avuto rapporti con società iraniane, in violazione dell’embargo americano.
Tuttavia la procedura utilizzata è pretestuosa perché l’istituto ha filiali negli Usa, ma ha svolto le operazioni sotto la giurisdizione europea. Queste piccole rappresaglie economiche celano un grande terrore: l’intenzione della Germania e di altre potenze come la Cina, di passare lentamente ad sistema monetario internazionale non più basato sulla totale supremazia del dollaro. Immaginatevi lo sconquasso che provocherebbe.