La proposta di legge del Movimento Cinque Stelle sul “reddito di cittadinanza” prevede all’articolo 3 comma 1, che “il reddito di cittadinanza garantisce al beneficiario, qualora unico componente di nucleo familiare, il raggiungimento anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto, calcolato secondo l’indicatore ufficiale di povertà monetaria dell’Unione Europea, pari ai 6/10 del reddito mediano equivalente familiare, quantificato per l’anno 2014 in euro 9.360 annui e in euro 780 mensili”. Sono inoltre previste alcune integrazioni se il nucleo familiare è più ampio.


Il primo aspetto positivo consiste nella garanzia estesa a tutti i disoccupati, comprese alcune categorie come gli autonomi che oggi quando perdono il lavoro non hanno nulla. Il beneficiario dovrà fornire disponibilità immediata al lavoro presso i centri per l’impiego del territorio dove risiede, che dovranno attivare un percorso di formazione e inserimento nel lavoro. Nel testo c’è anche un riferimento alla realizzazione di attività utili alla collettività da svolgere presso il Comune di residenza e sono genericamente definiti gli obblighi in capo alle strutture per l’impiego che dovranno cooperare con gli altri enti pubblici in materia di formazione e inserimento lavorativo. Il beneficiario ha alcuni obblighi, pena la perdita del reddito: deve sottoporsi al colloquio di orientamento, accettare espressamente di essere avviato a un progetto individuale di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro e se rifiuta tre proposte di lavoro, o recede due volte nell’anno solare senza giusta causa oppure, se il responsabile del centro per l’impiego, accerta che il beneficiario abbia sostenuto più di tre colloqui di selezione con palese volontà di ottenere un esito negativo.


La proposta del Movimento Cinque Stelle va sostenuta anche se contiene alcune lacune che possono provocare rischi enormi. In Italia l’efficienza dei centri per l’impiego è scarsa, disomogenea rispetto ai territori e lo stesso discorso vale per le agenzie di lavoro private che in alcune zone d’Italia, come al Sud, sono gestite in modo truffaldino. Un esempio tipico è rappresentato da quelle che forniscono sistematicamente gli operatori sanitari, gli OSS, ormai “prodotti” come polli d’allevamento da una pletora di inutili enti di formazione, buoni solo a drenare soldi pubblici. Strutture sterili sulle quali si dovrebbe intervenire pesantemente. C’è un altro rischio che riguarda un fenomeno pericoloso che si è concretizzato in Germania dopo la riforma dei sussidi sociali avviata nel 2002 conosciuta con “Piano Hartz”. Senza addentrarci in dettagli tecnici, con l’Hartz IV, ovvero l’ultima modifica legislativa, si è concretizzato un problema serio: i disoccupati titolari di sussidio diventano ostaggio dei soprusi delle agenzie e dei datori di lavoro e sono spesso costretti a condizioni degradanti pur di non perdere il sussidio, come accettare di lavorare anche un solo giorno, perché anche quella tecnicamente è una proposta di lavoro.


L’insidia maggiore sta proprio nell’articolo 12, comma 1, paragrafo c, (“rifiuta, nell’arco di tempo riferito al periodo di disoccupazione, più di tre proposte di impiego ritenute congrue ai sensi del comma 2 del presente articolo, ottenute grazie ai colloqui avvenuti tramite il centro per l’impiego o le strutture preposte di cui agli articoli 5 e 10”)Il concetto di “congruo” andrebbe definito meglio, proprio per evitare il rischio di abusi, magari scartando tutte quelle proposte di lavoro che richiedono un impegno al di sotto di un certo limite temporale. Il disegno di legge sul reddito di cittadinanza è interessante e va decisamente sostenuto perché sposta l’attenzione sulla necessità di considerare il reddito come un elemento di inclusione all’interno della società, mentre la mancanza del medesimo diventa fattore di esclusione. Grillo più volte nelle sue dichiarazioni ha posto l’accento sulla differenza tra “posto di lavoro” e “posto di reddito” e sono in tanti a non cogliere la sottigliezza. Il reddito oggi assume lo stesso valore che aveva il possesso della terra dei contadini nei secoli passati, chi non l’aveva era spacciato e costretto a sottostare in una condizione di miseria. Le vergognose proposte di lavoro con salari irrisori sono anche la conseguenza della mancanza di un reddito minimo di sostentamento garantito a tutti che non costringa una persona ad accettare ogni condizione di lavorativa. Questa iniziativa ribalta lo schema reddito/lavoro, ovvero ti garantisco un reddito dignitoso, affinché tu possa cercarti un lavoro.