Il deserto è un luogo molto amato dal cinema, solo un regista come Werner Herzog si è spinto a sacrificare ottiche e macchine da presa per girare dentro una vera tempesta di sabbia. Il suo nuovo film, Queen of the Desert, è un ritratto dal tono epico di una donna poco conosciuta, Gertrude Bell, molto popolare fra i beduini del Medio Oriente agli inizi del XX secolo. Soprannominata Al-Khatun, La signora del deserto, è stata un’esploratrice di quel mondo e poi una spia dell’intelligence britannica, archeologa e una personalità politica notevole. Nel film è interpretata da Nicole Kidman.
Architetto della “pax britannica” in Medio Oriente oppure l’origine delle tensioni di quell’area strategica nel pianeta? Questione di punti di vista. Gertrude Bell è un nome che ai più dice poco, oscurata dal più famoso Thomas Edward Lawrence (Lawrence d’Arabia), ma la sua attività politica ha lasciato un segno indelebile. Nasce nel 1868 in una famiglia di “vittoriani eminenti”, industriali dell’acciaio: la nuova nobiltà del denaro contrapposta a quella del rango. A diciotto anni è la prima donna inglese a laurearsi in storia moderna a Oxford. A ventidue ha già trascorso vari mesi in Romania, in Germania, Persia e Turchia, ospite di uno zio diplomatico. A venticinque anni è l’autrice di Ritratti persiani, un libro recensito come un capolavoro. Parla cinque lingue oltre alla sua: tedesco, francese, italiano, turco e persiano. Grande cavallerizza, nuotatrice e alpinista. Alta e seducente, Gertrude ha tutti gli uomini ai suoi piedi, ma non è una donna da sposare e passa da una passione all’altra senza raggiungere un equilibrio. Il sogno di un matrimonio con dei figli pare irrealizzabile. A 30 anni, si rifugia in Medio Oriente, va in Egitto, Palestina e Siria. Scrive libri e articoli, si dedica all’archeologia e alla politica. Dal 1905 il mondo arabo diventa la sua patria, e il lavoro la sua ragione di vita. Bell visita molti territori arabi, studiandone le rovine archeologiche e risiedendo talora tra i Drusi e i Beni Sakhr, incontrando un gran numero di loro capi. Le sue osservazioni sono contenute nel libro Desert and the Sown del 1907 dove descrive il viaggio nelle città della Grande Siria (bilas al-Sham): Damasco, Beirut, Antiochia documentandolo con foto. Le vivide descrizioni di Bell fecero conoscere i deserti arabi al mondo occidentale, che di essi ignorava pressoché ogni cosa e molti di questi resoconti finirono nelle pagine del Times. Nel gennaio 1909, si sposta nell’antica Mesopotamia. Visita la città ittita di Carchemish , disegnandone l’area e descrivendo le rovine del sito preislamico lakhmide di Ukhaydir; visita anche Babilonia e Najaf. Nel 1914 Gertrude è a Londra, in Europa si sta innescando la miccia della prima guerra mondiale, l’Impero Ottomano puzza di petrolio e sta cadendo a pezzi, francesi e britannici decidono di mettere da parte i contrasti e allearsi per evitare che la Germania prenda il controllo di quelle regioni. Due anni prima ha conosciuto Thomas E. Lawrence al Cairo, dove si sta organizzando l’Arab bureau per definire la strategia politica nei territori arabi. Lei è una celebrità: ha scoperto le rovine della mitica Ukhaidir e stampato un altro libro Da Amurath ad Amurath. Si racconta che cavalchi nel deserto in abiti principeschi, ceni ogni sera sotto la tenda a una tavola finemente imbandita e fumi tanto. Il giovane Lawrence ne rimane affascinato, più tardi lei lo chiamerà “il mio caro ragazzo”. Accomunati dall’amore per il Medio Oriente e dal patriottismo, hanno lo stesso obiettivo: convincere gli arabi a ribellarsi contro la Turchia con la protezione diplomatica della Gran Bretagna.
Nel 1916 lavora nell’Intelligence britannica al Cairo con Lawrence: è lei in un rapporto a indicare nel leader ribelle Ibn Saud e in Sharif Hussein, guardiano della Mecca, i due uomini più potenti d’Arabia sui quali puntare. Il Foreing Office la manda a Bassora come ufficiale di collegamento. Di là proseguirà per Baghdad. Da quel momento fino alla Conferenza del Cairo del 1921, dove sarà l’unico delegato donna, Gertrude Bell si trova al centro della politica mediorientale. Il suo mentore, Sir Percy Cox, l’emissario della Corona, la nomina Oriental Secretary, la massima carica dei servizi segreti. L’impero ottomano si sgretola, la Gran Bretagna ne occupa gran parte dei territori, Germania e Turchia si ritirano sconfitte. In un altro saggio, “Arabi della Mesopotamia”, cui fa seguito un Libro Bianco, che rappresenterà la base del futuro equilibrio del Medio Oriente, Gertrude Bell caldeggia la nascita dell’Iraq e della Giordania accanto alla Siria, e preme affinché i figli di Sharif Hussein, Abdullah, il primogenito e Faisal, il secondo, ne siano proclamati re sotto la tutela britannica. L’avventura di Gertrude Bell termina qui. Dopo promesse e tradimenti, il tormentato Faisal accetta il trono iracheno, mentre il fratello diventa il primo monarca giordano. Londra è padrona del Medio Oriente e del suo petrolio, ma già è in arrivo un altro problema: la questione sionista. Per Lloyd George, il premier inglese, Gertrude è “il nostro uomo a Bagdad”. La “regina del deserto” resta nella capitale irachena come interlocutrice di Faisal, ma è stanca e depressa, comincia a isolarsi fino alla tragica fine: il suicidio con massicce dosi di sonnifero.