Nel 1995 nell’Università di Warwick in Gran Bretagna, un gruppo di ricercatori di varie discipline, si organizzarono al di fuori delle logiche accademiche con il nome di CCRU, acronimo di Cybernetic Culture Research Unit. Filosofi, biologi, letterati impegnati nelle elaborazioni di nuove teorie su capitalismo, società e strutture politiche. I principali promotori furono la filosofa Sadie Plant, poi Mark Fisher e infine il più sulfureo e carismatico di tutti: Nick Land.
Il CCRU in breve tempo pose le basi del movimento conosciuto come “accelerazionism” (accelerazionismo) e della theory fiction. Essi non volevano far crollare il capitalismo, ma volevano spingerlo ai massimi livelli, fino alle estreme conseguenze per mostrare tutte le contraddizioni e immaginare un nuovo inizio. Chi è alla ricerca di un facile sistema politico-filosofico, è fuori strada perché qui il discorso si complica sempre di più. All’interno del CCRU convivevano posizioni diverse e contrastanti sugli esiti dell’accelerazione. Fisher immaginava un’utopia “digital comunista” confidando nella possibilità delle macchine di sostituire progressivamente il lavoro, mentre altri come il controverso Reza Negarestani consideravano la fase oltre il capitalismo come un viaggio sperimentale esoterico ai confini dell’umano. Nick Land parlava apertamente di un momento “meccanico” e disumano della storia.
Turbolento, psichedelico, apocalittico, eterodosso. Nick Land in anticipo sui tempi, ha chiaro fin da subito la prospettiva di una fusione dell’umano con la tecnica e l’intelligenza artificiale, quasi a volere superare la condizione limitante di nevrosi e schizofrenia in cui si dimenano le società consumistiche. La raccolta di articoli scritti da Land tra il 1995 e il 2007, raccolti in un libro dal titolo suggestivo No Future sono un condensato grottesco e apocalittico di Lovecraft, il superomismo di Nietzsche, richiami a film come Blade Runner e molto altro. Tutto scritto con un la tecnica della theory fiction, una fusione tra lo stile analitico-razionale del saggio scientifico e le digressioni filosofiche e letterarie che fanno a pezzi sistemi e concetti che egli ricompone in una scrittura a tratti complicata e destrutturata.
Land parte dal presupposto che gli individui si muovono in un mondo che non conoscono e capiscono e mentre provano a dargli senso e a raccontarlo, non sanno che non potranno mai decifrarlo in profondità. I riferimenti a Deleuze e Guattari entrano nel campo della dipartita della Ragione, indicando nella società del grande capitale il massimo della schizofrenia. Per Land, non c’è via di fuga, bisogna attraversare le terre pericolose del disordine postmoderno. Lui è come il capitano Kurtz del romanzo di Conrad, il cuore di tenebra della civiltà delle macchine. Oltre la schizofrenia c’è solo la fusione con la tecnica, la singolarità biotecnologica, l’inizio del sogno (o incubo?) cybergotico. Land considera il razionalismo un simulacro putrescente che immette sangue infetto, indebolisce fino a fare marcire le idee che propaga.
Abbattendo i residui della vecchia civiltà borghese “finché la terra diventi talmente artificiale che il movimento di deterritorializzazione crei necessariamente da sé stesso una nuova terra”. Capace di creare “la fine del mercato globale e l’arrivo del cyberspazio, insurrezione degli elettromani, diluvio sciamanico nero, ibridazioni polimorfe, riclonazione genetiche macchini che. Il mondo nuovo…loading”. In un delirio lucido in cui “gli scienziati agonizzano e i cybernauti sfrecciano”. Teorie che nei testi Meltdown e Circuiterie superano la dimensione del saggio con espressioni tipo:
“Derive di rifiuti densamente semiotizzati e quasi senzienti si contorcono e appestano l’aria nella calura tropicale di un clima andato a puttane”.
“Le strutture di governo dei centri metropolitani orientali e occidentali si sono consolidate come Complessi Medico-Militari di sorveglianza della popolazione”.
Una visione ricca di anomalie, deliri e di distopie che hanno contagiato la nostra società.